Di sicurezza si può morire

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Di sicurezza si può morire

Per tutta la vita sentiamo messaggi che esaltano la certezza, siamo incoraggiati a rimanere su ciò che si conosce e a stare lontani dallo “sconosciuto”. Cerchiamo di capire quando e quanto, questo ci condiziona e ci porta a evitare esperienze nuove o addirittura ad andare incontro alle persone senza pregiudizi.

Aprirsi a nuove esperienze vuol dire abbandonare l’idea che è meglio tollerare “il solito” piuttosto che accogliere l’incertezza di cambiarlo. In realtà spesso è la routine, il tedio del “sempre uguale”, che ci impoverisce e ci manda in frantumi. Se vediamo che stiamo perdendo interesse per la vita, è il caso che iniziamo a porci delle domande.

Chiediamoci se il nostro comportamento ci allontana da tutto ciò che è insolito o semplicemente diverso da noi. Ad esempio, omosessuali, travestiti, handicappati, ritardati mentali, poveretti… ci fanno forse paura? Ci provocano insicurezza e cerchiamo di evitarli perché non sappiamo come comportarci con loro?

Esaminiamo la nostra spontaneità e se sappiamo aprirci a qualcosa di nuovo o se rimaniamo rigidamente chiusi in un comportamento consueto perché più sicuro. Per molte persone è davvero difficile essere genuinamente spontanei. Il pensare con la propria testa non sembra essere molto incoraggiato, molti si allineano a ciò che viene detto loro e, rispondendo rigidamente alle aspettative, non prendono mai iniziative contrarie.

Alla base ci sta il pregiudizio e quindi la rigidità. Il pregiudizio è un giudizio dato a priori che disprezza e rifiuta persone, idee o attività e che, di fatto, ci dice di stare lontani da ciò che non è conosciuto o da chi non è come noi, per evitare fastidi. In realtà i pregiudizi lavorano contro di noi, ci impediscono di scoprire cose e persone nuove e diverse. Se non ci si fida di niente e di nessuno, significa in realtà che non ci fidiamo di noi stessi quando siamo fuori dal mondo in cui siamo avvezzi e che ci dà sicurezza.

Cos’è la sicurezza? Una vita pianificata e programmata che ci dia la garanzia che tutto vada sempre bene fino al momento in cui andremo felicemente in pensione? Dato che sicurezza significa sapere sempre cosa sta per succedere, non è che tutto questo programma ci impedisca di vivere il presente? La sicurezza intesa come garanzie esterne, quali il denaro, una casa, un compagno/a, un lavoro, la bellezza… finché siamo su questa terra non l’avremo mai. Rimanere bloccati all’interno di questo tipo di sicurezza porta alla stagnazione, quindi niente crescita.

Vi è però un altro tipo di sicurezza che vale la pena di perseguire, ed è la sicurezza interiore che consiste nella fiducia in se stessi, nel sapere che qualsiasi cosa accada, si saprà farvi fronte. Questa è l’unica vera sicurezza durevole. Le cose potranno anche andare male, come perdere il denaro, la casa o tutto ciò a noi più caro, ma non perderemo la testa e il senso del nostro valore; e se le sfide che la vita ci presenta, le sentiamo superiori alle nostre possibilità, ancora di più è nella nostra consapevolezza che dobbiamo investire fino a raggiungere una chiara visione del nostro scopo nella vita. Se ci sapremo porre in maniera costruttiva ed evolutiva, non solo trasformeremo la nostra visione interiore, ma anche il mondo intorno a noi.

Cerchiamo di non cadere nel tranello della sicurezza esterna perché ci toglie la capacità di vivere, crescere, realizzarci.

Essere liberi da questa falsa sicurezza è comunque difficile se ci portiamo dentro un’altra convinzione che ci viene inculcata fin dall’infanzia; quella che dobbiamo avere successo a tutti i costi altrimenti non siamo nessuno, e quindi viviamo nel perenne timore di sbagliare e di essere criticati. Se in base al nostro criterio di valutazione, e non quello altrui, dovessimo fallire in qualche cosa, non dobbiamo sbagliare nell’assimilare quell’errore alla stima di noi. Non riuscire in uno sforzo non significa fallire come persona ma semplicemente che in quel dato momento e situazione non siamo riusciti nell’intento. Forse che un gatto quando non riesce a prendere un topolino penserà di avere fallito? No, riproverà un’altra volta. Volere a tutti i costi avere successo è la paralisi. Tendiamo pure alla perfezione ma non permettiamo che diventi un aspetto di noi che ci tiene ai “margini del campo”. Ricordiamoci che è sbagliando, e poi correggendoci, che impariamo di più. Quello che dobbiamo ricordare è di porre attenzione a non ottenere mai nulla con le forzature e inoltre, cercando sempre di beneficare tutti con le nostre azioni. Se danneggiamo qualcuno, quel male inferto ricadrà su di noi.

Leggi anche “Insicurezza allo specchio” e “Insicurezza stop!

 

Liberamente tratto da “Le vostre zone erronee” – Wayne W. Dyer

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