Obesità, stato infiammatorio e depressione

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Obesità, stato infiammatorio e depressione

Ho letto un articolo interessante su sito della SIPNEI, Società Italiana di Psico Neuro Endocrino Immunologia (che promuove lo studio dell’organismo umano nella sua interezza e nel suo fondamentale rapporto con l’ambiente) e mi sembra utile condividerne un estratto. Cita che sempre più numerosi sono gli studi che legano l’eccesso di tessuto adiposo, all’insorgenza di alcune patologie. Partendo da tali presupposti si è posta l’attenzione sul legame fra obesità e insorgenza di stati depressivi. E’ già noto e riconosciuto, infatti, che le persone obese hanno una più elevata probabilità di incorrere in problemi di depressione. Da un lato è evidente la bidirezionalità del problema, per cui le persone depresse hanno probabilità più elevate di prendere peso. Negli stati depressivi o negli stati emozionali negativi, infatti, vi sono spesso preferenze per i cibi ad alto valore energetico, ricchi cioè in zuccheri o lipidi.

Ciò che oggi sta divenendo evidente è che le reazioni emozionali al cibo possono influenzare il nostro futuro e condurre ad una sovralimentazione, ma anche che i nutrienti che assumiamo possono influenzare il nostro umore e comportamento attraverso un’azione diretta del sistema nervoso centrale e attraverso il loro impatto sul metabolismo energetico, la funzionalità endocrina e il sistema immunitario.
I nuovi studi, pertanto, partendo da tali presupposti, tendono ad approfondire e a chiarire il possibile legame fra obesità, stato infiammatorio e insorgenza di patologie anche di tipo depressivo.

Quali sono quindi i punti da valutare per il riequilibrio di infiammazioni e depressioni?
– Innanzitutto lo stress, che, acuto o cronico, è in grado di sbilanciare il profilo immunitario.
– L’alimentazione: sappiamo che la dieta mediterranea, che è antinfiammatoria, è protettiva, mentre una dieta, ricca di carni, di latticini e zuccheri, incrementa l’infiammazione.
– L’attività fisica, che se svolta con regolarità sarebbe in grado di controllare da un lato l’infiammazione e dall’altro di agire direttamente sull’umore.
– L’obesità perchè è un’altra condizione fortemente correlata alla depressione attraverso un rapporto bidirezionale. L’intreccio è generato da un circolo vizioso che vede principalmente coinvolti lo stress e lo stimolo infiammatorio derivante dal tessuto adiposo in eccesso.
– Anche l’abitudine al fumo è senz’altro un comportamento associato a un eccesso di produzione di sostanze pro infiammatorie che di radicali liberi.
– Più recentemente è stato chiarito anche il ruolo giocato dalla permeabilità della barriera intestinale, che può favorire traslocazione di colonie batteriche che attivano la risposta infiammatoria tramite specifici recettori immunitari. Rilevante è il fatto che la permeabilità intestinale può essere una diretta conseguenza della depressione.
– Inoltre una condizione allergica (atopia), intesa con ricadute cliniche (eczema, rinite, asma, ecc..), può rappresentare un ulteriore fattore di rischio per la depressione.
– Anche l’igiene orale, se non adeguatamente curata, può rappresentare un focolaio di mantenimento dell’infiammazione.
– Non da ultimo, lo squilibrio del ritmo sonno-veglia, che è tipico della depressione e che l’aggrava. Anche in questo caso, troviamo un eccesso infiammatorio.

Liberamente tratto dal sito della SIPNEI, Società Italiana di Psico Neuro Endocrino Immunologia – articoli di: Roberta De Bellis e Andrea Delbarba.

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